Genitori non trascurate la vista dei bambini. Il messaggio arriva dall'Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza Paidòss. Mamme e papà sono sì consapevoli dell'importanza di tutelare la salute degli occhi dei figli, ma non tutti si rivolgono allo specialista: e ritardi diagnostici possono compromettere una corretto sviluppo visivo.
Genitori, aprite gli occhi: non trascurate la vista dei bambini. Il messaggio arriva dall'Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza Paidòss, che sottolinea quanto ancora troppo si ricorra al ‘fai da te’.
Da un'indagine che ha appena presentato all’International Congress on Advances in Pediatrics di New York, è emerso infatti che mamme e papà sono sì consapevoli dell'importanza di tutelare la salute degli occhi dei propri figli, ma non tutti si rivolgono al pediatra e/o allo specialista: e ritardi diagnostici possono compromettere una corretto sviluppo visivo.
L’indagine Paidòss
L’ indagine, che ha coinvolto 1.000 genitori di oltre 1.100 bambini e adolescenti tra 0 e 14 anni, ha fatto dunque emergere luci e ombre in merito alla salvaguardia della salute degli occhi dei piccoli di casa. Nella cura o nelle decisioni che riguardano la vista dei figli, infatti, oltre il 63% si rivolge al pediatra, ma ancora molti luoghi comuni la fanno da padrone.
Per esempio, se un occhio è storto, il 20% dei genitori aspetta che torni dritto spontaneamente. Oltre il 10% pensa che il cosiddetto ‘occhio pigro’ sia una malattia che si cura con il collirio, contro il 56% che sa che è un difetto della vista e il 33% che lo reputa un problema di miopia. Il 14% ritiene che con la miopia si veda male alla sera, e il 20% bene da lontano e male da vicino (è vero il contrario). Il 25% porterebbe il bambino alla visita oculistica quando ha imparato a leggere. E il 62% ritiene che gli occhiali siano prescrivibili dall’oculista solo dopo l'inizio della scuola primaria. E per finire, regna ancora tanta confusione su alcuni disturbi che possono accompagnare un problema visivo, come mal di testa e occhi arrossati, e come tali non vanno sottovalutati.
Mal di testa
Ebbene “cefalea, affaticamento visivo, arrossamento oculare sono disturbi astenopici causati da una non corretta visione e da uno sforzo accomodativo” spiega l'oftalmogo pediatra Cristina Massaro. “Una non adeguata messa a fuoco dell'immagine sulla retina, per la presenza di un difetto refrattivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo), può frequentemente causare mal di testa, senso di nausea, bruciore e arrossamento oculare. Il bambino, inoltre, può chiudere un occhio o “strizzare entrambi”, può tendere ad avvicinarsi al quaderno, o allo schermo della tv o alla lavagna, o assumere una posizione non corretta del capo per ottimizzare le proprie risorse visive”. In pratica, se non vede bene fa uno sforzo per cercare di vedere meglio e così facendo affatica gli occhi e può manifestare tali disturbi.
L'occhio storto non si raddrizza da solo
Tipicamente dopo il sesto mese di vita gli occhi sono correttamente allineati. “Se lo strabismo invece permane è necessaria una valutazione oculistica e un insieme coordinato di interventi medici, ottici ed ortottici” spiega Massaro. In presenza di strabismo, infatti, si può intervenire con occhiali correttivi, con il bendaggio oculare e, se necessario, con un intervento chirurgico, per ristabilire il più possibile il parallelismo dei globi oculari, e consentire un migliore sviluppo visivo e una migliore cooperazione tra i due occhi.
Per l'occhio pigro non serve il collirio
L'occhio pigro, invece, non si cura con il collirio. È un difetto della vista: per correggerlo solitamente si propongono gli occhiali e con apposite bende si occlude l’occhio sano, al fine di stimolare quello più debole. Ma una diagnosi precoce è fondamentale per rieducare l'occhio pigro e consentire il corretto sviluppo della visione. In pratica, infatti, l'occhio “difettoso” non mette adeguatamente a fuoco l’immagine sulla retina, il cervello dunque tende a sopprimere l’immagine confusa e sfocata dell’occhio che funziona peggio, propriamente detto “occhio ambliope”, e alla lunga il bambino si serve prevalentemente di un occhio solo.
Non è mai presto per gli occhiali
E a proposito di occhiali, non è vero che i bambini devono aspettare l'inizio della scuola primaria per usarli. Ben prima è opportuno fare un controllo oculistico, ed è altrettanto importante intervenire subito se emergono deficit della vista, per esempio la miopia, l’ipermetropia o l'astigmatismo. “In alcuni casi, si prescrivono gli occhiali fin dai primissimi mesi di vita ed è emozionante osservare la reazione del neonato che grazie alle lenti correttive scopre di vedere il mondo in modo diverso, meglio” spiega Massaro. Ovviamente gli occhiali devono essere a misura di bambino: quindi robusti e leggeri, con lenti antigraffio e infrangibli, resistenti agli urti, e la montatura deve essere adeguata al viso, affinchè indossarli non sia fastidioso.
Occhio ai campanelli di allarme
Ecco cosa indicano i pediatri di Paidòss e della Società italiana di medici pediatri (Simpe) quali possibili spie di un problema alla vista.
La testa del bimbo sempre reclinata da un lato mentre studia, oppure la testa che si avvicina molto al piano di lettura: è segno di una visione non perfetta e della ricerca di strategie di accomodamento per vedere meglio. Può essere un campanello di allarme, per esempio, di miopia, astimgmatismo, ipermetropia, o strabismo.
Occhi troppo grandi o troppo piccoli, una palpebra abbassata rispetto all’altra, l’iride irregolare nella forma o nel colore, movimenti incontrollati e involontari degli occhi (nistagmo), ipersensibilità alla luce, occhi arrossati o che vengono strofinati spesso, sono meritevoli di attenzione perché possibili segnali di alcune malattie oculari che possono insorgere nella prima infanzia.
Se gli occhi del bambino non sembrano allineati, in asse o se un occhio è storto (strabismo), è bene rivolgersi al pediatra o all’oculista per identificare il difetto e intervenire tempestivamente e in modo opportuno.
Palpebre che si strizzano per vedere meglio da lontano (per esempio quando guarda la televisione), o palpebre e ciglia frequentemente ricoperte di secrezione sono altri aspetti da non trascurare e dei quali parlare con il pediatra.
Frequente mal di testa
Maggior attenzione va prestata a bimbi con familiarità per malattie oculari, come per esempio genitori che hanno sofferto di strabismo o sono affetti da maculopatie.
Quando fare la visita
In altre parole, se il bambino s'incurva sui testi da leggere, strizza gli occhi a scuola o davanti alla tv (per aiutarsi nella messa a fuoco), storce la faccia o corruga la fronte quando osserva un oggetto, sfrega molto frequentemente gli occhi o lamenta spesso mal di testa, bisogna rivolgersi al medico: sono segnali di eventuali anomalie della funzione visiva.
In ogni caso, “l'Associazione internazionale per la riabilitazione visiva dell'infanzia (Aierv) e l'Associazione italiana oftalmologi pediatri e pediatri (Aiopp) suggeriscono il seguente calendario di osservazione del bambino nato a termine, e in assenza di disturbi: la prima visita ai 6 mesi, poi al compimento dell'anno e successivamente al momento dell'ingresso alla scuola materna e primaria, in pratica ai 3 e 6 anni, per monitorare il sano sviluppo del sistema visivo” ribadisce la dottoressa Massaro. “Se però il genitore nota alcuni dei campanelli di allarme (cefalea, arrossamento oculare, se strizza gli occhi, o assume posizione di torcicollo quando disegna, fa i compiti o guarda la tv) sono necessari ulteriori approfondimenti oculistici.
In presenza di patologie oculari, infatti, la tempestività dell'intervento è fondamentale per una efficace riabilitazione visiva. Si consideri, per esempio, che una cataratta congenita (l'opacità del cristallino, che impedisce una corretta visione del mondo esterno) va operata nelle prime settimane di vita per scongiurare una gravissima ambliopia”.