Alcuni pediatri sono contrari ad avviare al nuoto i neonati, per le possibili infezioni che potrebbero prendere dall’acqua e per il cloro che potrebbero inalare o assorbire attraverso la pelle. Aspettiamo che il cordone ombelicale sia cicatrizzato, evitiamo ovviamente le fogne a cielo aperto, comportiamoci da genitori responsabili, ma non sottovalutiamo la resistenza dei piccoli.
Nuoto e bambini: galleggiamento in mare
Per iniziare un neonato al nuoto è preferibile sicuramente l’ambiente marino, sia per la maggior salubrità dell’acqua rispetto a quella della piscina, sia per la maggior spinta dell’acqua salata rispetto a quella dolce.
Se i primi mesi di vita del nostro piccolo coincidono con un periodo di vacanza, optiamo quindi per un mare a misura di bambino. Nella scelta della meta sacrifichiamo le nostre esigenze mondane o di ricerca di bellezze paesaggistiche e concentriamoci piuttosto sul far convergere tre elementi indispensabili a offrire al nostro cucciolo la miglior esperienza acquatica possibile:
- Pulizia del mare: largo alle bandiere blu.
- Assenza di correnti: non parliamo solo di quelle pericolose, ma anche di quelle “tranquille”, che si alternano provocando notevole escursione termica. Il neonato, infatti non ha ancora sviluppato il proprio sistema di termoregolazione.
- Fondali in cui poterci muovere in sicurezza con in braccio il nostro “pacchettino”: niente scogli acuminati, pietroni ricoperti di alghe e melma, o possibilità di inabissarsi all’improvviso.
Scegliamo sempre un livello dell’acqua sufficiente per immergerci, ma dove ancora si tocchi. Ci garantirà maggior sicurezza e possibilità di gestire gli imprevisti.
Preferiamo per il suo bagno le ore del tardo pomeriggio sia per evitare di ustionare il piccolo, che per beneficiare della maggior temperatura dell’acqua. Inutile ricordare, ovviamente, che in mare si entra solo in presenza della bandiera bianca, pena la perdita della patria potestà.
Anche se il mare vi sembra piatto come una tavola, la presenza della bandiera rossa indica sempre un possibile pericolo. E rispettiamo i limiti delle acque sicure anche quando ci sembrano troppo è riunita. La presenza contemporanea di “mamma e papà orso” infonde grande sicurezza e motivazione al piccolo. L’ultimo grande vantaggio dell’essere noi stessi “istruttori” del nostro cucciolo, (in piscina è praticamente prudenti.
Sono diverse le ragioni, oltre a quelle già citate, per preferire il mare per l’iniziazione al nuoto del nostro bimbo: innanzi tutto possiamo lasciarlo in acqua, libero da pannolini, costumi o altro impedimento al movimento.
Il vantaggio principale è però che in vacanza, solitamente la famiglia impossibile farlo nelle vasche e negli orari del nuoto libero) è la possibilità di decidere di non adottare tutti quegli ausili al galleggiamento (serpentoni, giubbotti) che molti corsi di acquaticità per neonati prevedono, e che impediscono al bimbo di immergersi, vanificando così il beneficio derivante dal riflesso d’apnea.
Se il bimbo dimostra una naturale acquaticità, un gioco a lui molto gradito è quello di posizionarsi (mamma e papà) a una distanza ragionevole, meglio se sott’acqua, e far nuotare il bimbo dall’uno all’altro, abbracciandolo, sollevandolo o gratificandolo in tutti i modi possibili non appena raggiunge la meta. In questo modo sarà fortemente motivato e vivrà il nuoto, anche in futuro, come divertimento.
Diverso è il discorso se il nostro bimbo è un manuale d’idrofobia vivente. In questo caso sarà la mamma e solo lei, che si immergerà in acqua abbracciata a lui, cominciando dai piedini, e aumentando via via l’immersione fino a quando il bimbo si dimostrerà tranquillo, per poi immergersi completamente.
Quest’operazione può richiedere molto tempo e va fatta esclusivamente quando l’acqua è sufficientemente tiepida da ammorbidire l’”impatto”. Una volta che, grazie alla presenza della mamma si sentirà sicuro, potremo staccarlo, tenendolo in un primo momento per le mani, fino a lasciarlo completamente. Se vediamo però che quest’immersione graduale non serve a fargli superare il terrore, non forziamolo. Sarà lui a decidere liberamente se e quando imparare a nuotare.
Nuoto e bambini: i neonati in piscina
I bimbi nati in autunno o in inverno dovranno rassegnarsi ad avere in piscina il primo impatto col nuoto. A meno di non possederne una personale, dovremo iscriverlo necessariamente a un corso. Solitamente le piscine che organizzano lezioni di acquaticità per neonati e mamme soddisfano i requisiti igienico-sanitari necessari a tutelare la loro salute, con vasche a uso esclusivo, ricambio frequente, filtraggio continuo dell’acqua, temperatura adeguata e bassi livelli di cloro.
Non in tutte, però, è così. Alcuni centri sportivi sfruttano per esempio, per questo tipo di corsi, la presenza di vasche meno profonde, usate come idromassaggio oppure per l’acquagym degli adulti, impiegando per la loro sanificazione grandi quantità di cloro poco compatibili col fisico di un neonato.
Come genitori è bene non solo informarsi sullo svolgimento del corso, ma anche verificare preventivamente pulizia e quantità di cloro in piscina, irritante per la pelle e le vie respiratorie se eccessivo. È bene anche verificare che, come si diceva in precedenza, il galleggiamento del bambino avvenga senza “aiutini” di alcun tipo. Il corso, in questo caso, servirebbe solo a fargli fare movimento, ma diventerebbe inutile nel garantire la sua autosufficienza futura in acqua.
Un’ultima raccomandazione pratica: sia che le prove di galleggiamento avvengano in mare che in piscina, raccomandiamo l’uso degli occhialini. Il neonato tende per istinto a tenere gli occhi aperti sott’acqua e sale e cloro sono fortemente irritanti.