Siete al mare ma il vostro bimbo appena vede l'acqua, si attacca al vostro collo e fa di tutto pur di non entrarci. Che cosa fare? Come aiutarlo a superare la fobia dell'acqua?
Succede spesso: il bambino che in piscina e nella vasca da bagno sguazzerebbe per ore e l’anno scorso al mare era un pesciolino, nei primi giorni di vacanza sembra avere dimenticato tutto: il mare lo intimorisce, ha paura a bagnare la faccia, qualche volta non va oltre la battigia.
“E’ normale che i bambini più piccoli si sentano impauriti, innanzitutto dal fatto di non vedere i confini di quella immensa distesa ondeggiante e che fa rumore – dice Simona Borgomaneri, animatrice acquatica per la prima infanzia -. Inoltre l’acqua è più fredda di quella della vasca e le correnti provocano sbalzi di temperatura”.
Bambini sott'acqua: le espressioni di bambini piccoli che nuotano
La situazione può far innervosire, ma è meglio resistere all’impulso di forzarli, per evitare blocchi che rovinano l’estate un po’ a tutti. “I primi giorni conviene avvicinarsi al mare tenendolo vicino, fargli bagnare i piedi, aiutarlo a giocare saltando le piccole onde.
Mi è capitato spesso, invece, di vedere papà troppo insistenti; alcuni, per esempio, fanno in modo che il bimbo metta la testa sotto abbassandosi improvvisamente mentre lo tengono in braccio. Ma il gioco spaventa il bambino che si sente tradito,” continua Borgomaneri.
Rispetto, dunque, dei tempi del piccolo che raggiunge molto più rapidamente la sicurezza in acqua e sente che l’adulto accanto a lui è calmo e rilassato. Dobbiamo controllare anche i timori, per evitare di trasmetterli: “Accade spesso che il piccolo finisca sott’acqua per un attimo. Se la mamma reagisce con un movimento brusco e con un’espressione del viso terrorizzata, lui avrà la conferma che ciò che sta facendo è pericoloso. La mamma è la sua principale fonte di sicurezza”.
Un segreto molto importante è controllare la “presa” delle mani: bisogna cercare di sostenere il bambino tenendo le mani molto più rilassate in modo che lui non percepisca tensione.
Capita spesso che si cerchi di insegnare al bambino a nuotare tenendolo in orizzontale nell’acqua e sostenendolo con una mano sotto l’addome. “Almeno inizialmente è una situazione faticosa per il bambino, che anche dopo i tre anni usa poco le braccia per appoggiarsi sull’acqua e sostenere la testa.
La posizione ideale per cominciare a spostarsi nell’acqua è quella obliqua, in cui l’equilibrio del bambino è più stabile e la testa può stare completamente fuori dall’acqua. Per ottenerla si può suggerire al piccolo di provare a muovere le gambe come se fosse in bicicletta e ricorrere ai materiali di sostegno come i braccioli o i tubi colorati”, dice l’animatrice acquatica.
Meglio però non esagerare con salvagenti e supporti:”Ci sono bambini ai quali le mamme infilano i braccioli appena arrivati in spiaggia e li tolgono solo al momento di andare via. E’ invece importante che il bambino sperimenti la sensazione di stare libero in acqua”. Poi, quando il piccolo avrà preso confidenza con l’acqua, si può provare a farlo galleggiare senza sostegni.
Come? “Fatelo sdraiare supino nell’acqua bassa e sorreggetelo con le mani, magari presentandogli la possibilità come un gioco. Ma attenzione, se mostra di avere paura, non insistete”.