Come nasce l’amicizia?
Indubbiamente l’amicizia nasce dal fatto che ogni essere umano possiede la caratteristica della “sociabilità”, esprimentesi nella tendenza spontanea e naturale dell’uomo e vivere con altri uomini (gli animali non hanno amici). In questo processo entra la scelta di alcune persone con le quali si stabiliscono particolari legami di confidenza ed intimità, di simpatia e di solidarietà tipici dell’amicizia.
L’amicizia è una relazione reciproca tra due o più persone, riconosciuta dalle medesime. E’ un affetto dato e ricambiato, distinto dalla familiarità, convivenza, collaborazione e anche dall’amore; per questo si possono avere tanti fratelli, parenti, conoscenti, compagni, colleghi; ma non necessariamente questi sono amici. Il sentimento amicale si forma spontaneamente senza ricercarlo, quindi non è obbligatorio, nessuno lo può imporre, ma si può coltivare ed accrescere; non è uniforme ed una persona può intrattenerne contemporaneamente molti l’uno diverso dall’altro. In taluni momenti l’amicizia può implicare sofferenze e difficoltà, tradimenti, gelosie e delusioni; ma gli amici rimangono fonte di grandi gioie, soddisfazioni e solidarietà e la “comprensione” degli amici è di concreto aiuto nei momenti di difficoltà
Ma quando ci si fa il “primo” amico od amica? all’asilo?
Già durante la prima infanzia. Ancor prima di aver compiuto i due anni, i piccoli si cercano per farsi compagnia, preferiscono stare con taluni compagni piuttosto che con altri, si consolano quando sono tristi (ad esempio per la mancanza della mamma che li ha portati al nido), condividono momenti di gioco e sono tristi quando vengono separati. Quindi già nella prima infanzia si manifestano sentimenti di affetto, nascono legami di attaccamento e tali “amicizie” iniziali si mantengono quasi sempre anche in seguito.
Per il periodo da 0 a 4 mesi Piaget parla di “emozioni primarie”, per poi passare (4-12m.) ai “primi sentimenti” di successo o di insuccesso riferiti a se medesimo ed infine (quando la coscienza del proprio io comincia ad affermarsi) dei “sentimenti spontanei” verso le persone da cui hanno origine le simpatie e le antipatie germe delle prime amicizie!
Pertanto, all’asilo (ora scuola dell’infanzia) le amicizie crescono e si rafforzano?
Nell’infanzia (3-6a.) le caratteristiche prima ricordate si rafforzano, giacché la scuola materna offre al bambino molteplici occasioni per stringere amicizie, come pure per opporre rifiuti, per sperimentare legami affettivi, per vivere solidarietà, solitudini e conflitti. Dal momento in cui è possibile la comunicazione tra il bambino e l’ambiente comincia a svilupparsi un sottile gioco di simpatie ed antipatie, che completerà i sentimenti elementari già noti nel precedente stadio. I bisogni primari (anche quello di stare in compagnia) generano interesse che producono simpatia per le persone che rispondono a tali interessi e ci valorizzano.
La scuola dell’infanzia diventa, quindi, un “vivaio” di relazioni sociali, un’occasione grandissima per avviare nuove amicizie, a loro volta fonte di soddisfazione e di sostegno, origini di aiuto e sicurezza, in particolar modo per i soggetti vulnerabili o timidi o provenienti da famiglie disunite. E’ facile dedurre che l’avere buoni amici e un positivo adattamento alla scuola ed alla vita, vanno di paripasso.
E che cosa avviene durante l’età della scuola primaria od elementare?
All’inizio della fanciullezza cresce nei rapporti amicali l’intimità (particolarmente marcata nelle bambine), che non mancava prima, ma era appena abbozzata: «Gli amici ti raccontano i loro segreti e tu riveli i tuoi». E’ la scoperta di avere una parte di te riservata che non condividi con papà e mamma, ma che apri all’amico autentico. Nella scuola elementare l’intimità tra gli amici (ancora quasi sempre dello stesso sesso) si manifesta particolarmente nei momenti della ricreazione, nei piccoli gruppi e nelle occasioni informali. E’ in questo periodo che aumenta anche la considerazione per la “fedeltà”, “lealtà”, “fiducia”, “esclusività” come aspetti propri dell’ amicizia, aspetti che diventeranno importantissimi durante la preadolescenza.
La pedagogia negativa sull’amicizia
Un primo atteggiamento negativo nei riguardi dell’amicizia è proprio dei genitori che orgogliosamente affermano di essere “amici dei loro bambini”; affermazione pericolosa soprattutto se nasconde la volontà di tenerli sempre attaccati a sé e di non permettere loro il contatto con i coetanei; ma affermazione anche errata in quanto il rapporto tra genitori e figli in età evolutiva non è e non può essere paritario, è bensì asimmetrico per età, ruolo, esperienza, ecc. (si veda l’articolo: Amica di mia figlia).
I modi di pensare degli adulti, poi, in genere non sono contrari all’amicizia dei bambini, la vedono come una cosa bella da favorire e da stimolare. Ma nella realtà altre idee entrano a trasformare questa “disponibilità” in autentica impossibilità. I bambini nostri sono, troppo spesso, figli unici chiusi nell’appartamento, magari in condominio con l’ascensore (che non possono usare). Non li lasciamo andare in casa di altri bambini perchè chissà che combinano e che figure ci faranno fare; non accogliamo altri bambini perché i pavimenti di oggi (in cotto o in legno pregiato o in marmi costosissimi) non lo permettono…; poi ci sono i tappeti e poi… se giocano fanno rumore, disturbano, alzano la voce e magari dicono anche parolacce. Così si impediscono di fatto le amicizie, che si approvano a parole.
Solo la scuola spezza questo isolamento dei bambini di oggi. Ne viene di conseguenza che pedagogia negativa è anche pensare che la scuola dell’infanzia non sia affatto importante, né tanto meno indispensabile disertandola con le scuse che tutti sanno trovare, come i costi, i tempi della sveglia, la necessità di accompagnamento durante il tragitto ecc…
La pedagogia positiva
Pedagogia positiva sull’amicizia significa fermarsi un momento e provare a pensarci. Cogliere la realtà dell’amicizia dei bambini significa capire i motivi che li rendono ora felici ora tristi. Per loro l’amicizia è un sostegno emotivo forte, che consente esperienze gioiose ed appaganti e che li aiuta nei momenti difficili e di transizione.
Viene facile ora concludere che le amicizie dei nostri bambini sono importanti per loro e per noi, vanno dunque stimolate, creando occasioni di incontro, che non possono limitarsi alla scuola; debbono estendersi anche alla vita familiare. Dunque spalanchiamo la nostra casa per far entrare gli amici dei nostri figli ed altrettanto lasciamo uscire i nostri per andare in casa di amici o per giocare tutti insieme, in cortile, all’oratorio o negli spazi attrezzati.
Un’ultima considerazione: poniamoci in ascolto e lasciamo (dimostrandoci molto interessati) esprimere la spontaneità dei bimbi nel racconto delle loro amicizie; non stronchiamoli mai con frasi negative del tipo: "O mamma, proprio con quello lì sei andato a mettere", l’amicizia è spontanea, disinteressata, slegata da tornaconti ed ogni nostro tentativo di limitarla provoca quasi sempre l’effetto contrario. Lasciamo fare alla vita che si curerà di far morire le amicizie false e di far crescere quelle autentiche.