Cos'è esattamente il metodo Montessori e quali sono i principi base dell'apprendimento su cui si basa? Abbiamo intervistato Sonia Coluccelli, autrice del libro "Educare e crescere tuo figlio con il metodo Montessori", chiedendole di parlarci del suo libro e di spiegarci meglio come lavorano le scuole che seguono il metodo montessoriano.
Sempre più genitori scelgono di iscrivere i loro bambini a scuole che hanno adottato il metodo Montessori. Cos'ha di tanto particolare questo celebre metodo ispirato alla famosa pedagogista Maria Montessori (1870-1952)? Quali sono i principi educativi alla base? Lo abbiamo chiesto a Sonia Coluccelli, autrice del libro Educare e crescere tuo figlio con il metodo Montessori. Le tappe fondamentali per accompagnare lo sviluppo del bambino (Newton Compton Editori). Sonia è insegnante, formatrice e mamma di quattro bambini: l'abbiamo intervistata e lei ci ha raccontato qualcosa in più sul suo libro e sul metodo montessoriano nelle scuole italiane. «Si tratta di un libro di carattere generale, che è inedito per il fatto che intende parlare sia a genitori sia a insegnanti» ci spiega l'autrice.
Che cos’è esattamente il metodo Montessori?
«Uno dei concetti chiave più importanti di questo metodo è il seguente: il bambino è costruttore del suo apprendimento. La grande rivoluzione Montessori è consistita e consiste nel ribaltare l'idea tradizionale dell'adulto che educa il bambino. Secondo questo metodo è il bimbo che si autoeduca attraverso un ambiente che l'adulto predispone appositamente per lui, dandogli spunti e opportunità».
«In particolare, l'adulto mette a disposizione del piccolo esperienze e strumenti di lavoro, permette poi che sia il bimbo, come un muratore, a prendere i "mattoni" per lui predisposti e a costruire le sue conoscenze, o meglio, a costruire se stesso. "Aiutami a fare da solo" è una delle frasi più famose di Maria Montessori».
"Aiutami a fare da solo" - Maria Montessori
«Dunque, fondamentale è apprendere l'autonomia. Ovviamente autonomia non significa anarchia, ma, secondo il metodo Montessori, vuol dire essere padroni di se stessi e sapere quando le regole sono importanti e quando devono essere applicate, sempre guidando se stessi, senza dipendere dal controllo altrui».
Perché molti genitori preferiscono le scuole dove si mettono in pratica gli insegnamenti della Montessori?
«A me sembra che attualmente ci sia una grande sofferenza nella scuola tradizionale, la quale è ferma e sembra che replichi sempre le stesse cose, dando un apprendimento molto standardizzato. I bambini, perciò, perdono spesso l'interesse. In molti casi è necessaria un'alternativa. Il metodo Montessori nella scuola pubblica è un'alternativa che dà la speranza di una scuola che veda e metta al centro un po' di più il bambino».
«Una scuola Montessori ha un ambiente predisposto appositamente per il bambino, dove tutto è alla sua "altezza" e dove vi è disponibilità di oggetti di apprendimento sui quali il bimbo mette le mani. Specificamente, il bimbo apprende i concetti toccando i concetti stessi (Maria Montessori le chiamava "astrazioni materializzate"). In tal modo il piccolo comprende più facilmente. In altre parole, una scuola Montessori mette a disposizione oggetti autocorrettivi: è il materiale stesso (per esempio, nel caso del teorema di Pitagora) che, se il bimbo sbaglia, a dare la possibilità di modificare la modalità di lavoro».
«In più, la gran parte del tempo scolastico è scelta liberamente: è il piccolo a decidere su quali materie lavorare di più in base alla sua motivazione e al suo interesse. Ciò va certamente monitorato dall'adulto, ma è interessante pensare che così il bambino impara a regolare le proprie difficoltà e il proprio esercizio».
Come si relaziona la scuola al bambino (ad esempio, nelle pagelle e nei compiti) ?
Nella scuola Montessori non si usano le verifiche classiche, anche perché i bimbi non lavorano con i libri di testo classici, ma hanno a disposizione tanti materiali e vari testi di tipo diverso.
«La gran parte delle valutazioni passa dall'osservazione della maestra. Non ci sono voti numerici, ma avviene una valutazione discorsiva. Alla famiglia è consegnata una relazione. Tutto poi dipende dal particolare istituto montessoriano, ma in generale non ci sono le classiche valutazioni con i numeri. I bambini, dalla loro parte, sanno come si svolge il lavoro e interagiscono con l'insegnante e tra loro senza avere l'interesse al voto. È noto che purtroppo la valutazione intesa come premio spegne la motivazione e non sempre stimola la volontà di crescere», ha chiarito Sonia.
Il compito della famiglia
«Idealmente una famiglia che sceglie una scuola Montessori dovrebbe tenere presente l'idea di far parte di una grande comunità educante. Nello specifico, quindi, dovrebbe offrire un percorso coerente ai bimbi. In più, credo che la famiglia non dovrebbe prendersi in carico gli aspetti relativi all'apprendimento, anche perché la scuola, se è buona, basta».
«In famiglia la dimensione dei piccoli è educativa, non didattica. Nella vita reale a casa i bambini devono riuscire a usare le conoscenze. Ad esempio, il bimbo dovrebbe aiutare in cucina, imparare a vestirsi da solo, sperimentare la vita pratica, ecc. Inoltre, la famiglia, inoltre, ha il compito di scegliere un ambiente giusto domestico nel quale fare crescere il piccolo e che rispetti il suo bisogno di ordine. Così come deve monitorare la scelta dei giochi, senza esagerare con la tecnologia, ad esempio».
Metodo Montessori: consigli che i genitori possano applicare a casa
- Favorire l'autonomia dei più piccoli. «Bisogna ripensare la casa nell'ottica del bambino, per quanto riguarda attrezzi e arredi. Ad esempio, se lo spazzolino si trova su uno scaffale basso, il bambino sarà in grado di prenderlo e usarlo da solo: lo stesso vale per giacche, scarpe, vari vestiti, ecc. Inoltre, meglio non dimenticare che a casa per i bimbi è tutto molto più stimolante rispetto alla scuola».
- Rallentare i tempi. «Spesso non permettiamo ai bimbi di fare esperienze di autonomia perché non abbiamo tempo. Ad esempio, siamo noi a tagliare la carne nel piatto o a fare altri servizi di questo tipo al posto loro e ciò impedisce l'apprendimento».
- Renderli partecipi. «Occorre dire loro le cose importanti e coinvolgerli (fin dove è possibile) nelle decisioni. Si tratta di un atto molto rispettoso nei loro confronti».
- Eliminare l'eccessiva tecnologia. «È necessario ritrovare il tempo "autentico" di vita: la natura è maestra. Durante il fine settimana, per esempio, si possono organizzare gite in campagna, attività creative nella natura, passeggiate al mare, ecc.».
- Abolire premi e punizioni. «Meglio evitare di togliere al bimbo una gratificazione se non fa qualcosa in particolare (per esempio, se non sistema i giochi nella cameretta). Per un bimbo tutto ciò che serve per crescere è capire che le azioni hanno delle conseguenze: se i ragazzini ragionano perché hanno paura delle punizioni, non impareranno mai a usare la loro testa e ciò potrebbe portare ad avere grossi problemi nel periodo dell'adolescenza, periodo molto critico. Per questo motivo bisogna sforzarsi di trovare un'alternativa a premi e a punizioni, magari dedicando più tempo alle spiegazioni o facendo capire bene le conseguenze negative di determinate azioni».