Ci sono bambini particolarmente fragili, che si ammalano spesso. Ecco come aiutarli a far fronte al susseguirsi di infezioni ricorrenti, tra indicazioni sullo stile di vita e proposte di integratori immunostimolanti.
Capita spesso: il bambino va al nido o alla materna e per tutta la stagione fredda è una lunga sequenza di malattie, dal raffreddore alla tosse, dal mal di gola al mal d'orecchie, magari con febbre più o meno alta.
"La prima cosa da fare è non allarmarsi troppo" consiglia la pediatra Marzia Duse, presidentessa della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica. "Nella grande maggioranza dei casi, queste infezioni ricorrenti sono fisiologiche, nel senso che sono legate a un normale processo di maturazione del sistema immunitario".
Certo è che, con i ritmi frenetici di oggi, un bambino sempre ammalato può essere di difficile gestione per la famiglia, ed è normale chiedersi se si può fare qualcosa per rinforzare le sue difese immunitarie. "La risposta è sì: qualche strategia utile c'è", tranquillizza Duse. Vediamo di che si tratta.
1. Quando è possibile, ritardare l'ingresso al nido o alla scuola materna
Specialmente al nido, la vita in comunità - in aule che, in inverno e con le finestre chiuse, diventano un aerosol di microbi - rappresenta un forte stress per un sistema immunitario ancora in formazione.
Da un lato, l'esposizione ai microbi ne aiuta la maturazione. Dall'altro, però, però essere un problema se il processo maturativo è ancora indietro. "Alcuni bambini, anche molto piccoli, reagiscono comunque bene al nido e si ammalano poco, mentre altri si ammalano di più. Per questi ultimi, se possibile, si può provare atenerli a casa un po' più a lungo" afferma la pediatra. Il che non significa abbandonare per sempre l'idea del nido, ma procedere per gradi. "Se si vede che il piccolo salta da una malattia all'altra si può provare a tenerlo a casa per un paio di mesi e poi vedere cosa succede rimandandolo all'asilo. Magari andrà subito meglio, magari si ammalerà di nuovo e avrà bisogno di stare a casa ancora un po'".
Tranquilli, il processo non dura all'infinito. "Anche i bambini più gracili, agli ultimi anni della materna o all'inizio delle elementari si stabilizzano e cominciano ad ammalarsi molto più raramente" rassicura Duse.
2. Non forzare i tempi della convalescenza
È vero: tossisce un po' meno, la febbre si è abbassata, il naso ha smesso di colare, ma di fatto il bimbo non è completamente guarito. E allora, meglio tenerlo a casa uno o due giorni in più, altrimenti si rischia di incentivare le ricadute.
"Se non si è completamente ristabilito, finisce con l'ammalarsi di nuovo perché il sistema immunitario è ancora indebolito" sottolinea l'esperta. Il risultato sono quei cicli ben noti a tanti genitori: due giorni a scuola, due settimane a casa e così via...
3. Aprire le finestre!
"Smog cittadino ed esposizione a fumo passivo, oltre al fatto che la mamma abbia fumato durante la gravidanza, sono fattori di rischio conosciuti per le infezioni ricorrenti" spiega Alberto Villani, responsabile del reparto di Pediatria generale e malattie infettive dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Ecco perché in casa non solo non bisogna fumare, ma bisogna anche ricordarsi di aerare spesso gli ambienti. Insomma, ricordatevi di cambiare spesso l'aria nelle stanze!
4. Occhio al sonno e all'alimentazione
"Anche sonno e alimentazione giocano la loro parte" sottolinea Villani. Il bambino deve dormire un certo numero di ore - almeno 10-12 ore tra 3 e 5 anni, anche di più se è più piccolo - e deve mangiare bene, seguendo una dieta varia ed equilibrata: due accorgimenti che lo rinforzano in generale e dunque anche sul fronte immunitario.
Una sana alimentazione, ricca di frutta e verdura, garantisce un buon apporto di vitamina C, importante per la prevenzione delle infezioni. A proposito: una sana alimentazione con effetto preventivo comincia dalla nascita: è infatti dimostrato che l'allattamento al seno esclusivo per almeno sei mesi riduce il rischio di infezioni ricorrenti nei bambini.
5. Lavare spesso le mani
Raffreddore, febbre, influenza: i Centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie dicono chiaramente che lavarsi spesso le mani aiuta a tenerli lontani, e vale anche per i bambini.
Come? È semplice: bagnarle, distribuire bene il sapone su dorso, palmo e spazi tra le dita, strofinare e sciacquare. E attenzione: non servono detergenti antibatterici, i saponi comuni vanno benissimo.
6. Vita all'aria aperta
Certo bisogna prenderlo con moderazione e con i giusti accorgimenti, ma un po' di sole fa sempre bene, perché aiuta a fissare la vitamina D, che secondo vari studi è molto importante nella prevenzione delle infezioni. Ma attenzione: anche facendo vita all'aria aperta non è detto che si riesca a raggiungere un buon dosaggio di vitamina D, specie nei mesi invernali e nelle regioni meno assolate. In questi casi, il pediatra potrà consigliare un integratore.
7. Sì alle vitamine (con il controllo del medico)
Vitamina C e vitamina D sono importanti per la prevenzione delle infezioni, e spesso i bambini ne sono carenti. Per questo, può essere utile assumerle come integratori, ma sempre su prescrizione medica. "Bisogna evitare il fai da te, perché c'è sempre la possibilità di esagerare con le dosi, e il sovradosaggio può portare a intossicazione" precisa Duse.
8. Valutare l'opportunità di un probiotico o di un immunomodulante
Ovviamente si tratta di una valutazione che spetta al medico, ma è una possibilità in più. In effetti, negli ultimi anni i risultati di alcuni studi hanno suggerito l'utilità di alcune sostanze per il rafforzamento delle difese immunitarie dei bambini.
Si tratta da un lato di probiotici, "germi buoni", efficaci in particolare contro le infezioni intestinali, e dall'altro dei cosiddetti immunomodulanti o immunostimolanti, sostanze di origine batterica - per esempio il pidotimod, uno dei più diffusi - oppure prodotti per sintesi chimica che hanno un'azione più generale, valida anche contro le infezioni respiratorie. "Gli immonomodulanti - ma vale anche per i probiotici - agiscono stimolando un tipo particolare di reazione immunitaria, che si chiama innata ed è aspecifica" chiarisce Duse. In pratica, potenziano la capacità del sistema immunitario di allarmarsi se arriva un germe cattivo, e di reagire di conseguenza.
Gli immunomodulanti hanno dato ottimi risultati in studi condotti in vitro e su modelli animali, mentre gli studi clinici condotti sui bambini sono più discordanti: in alcuni casi sembrano molto efficaci, in altri sostanzialmente inutili. Per questo non tutti i medici sono concordi nel consigliarli. "Effettivamente, studiare come funzionano in vivo non è semplice, ma i dati più recenti sembrano incoraggianti" sottolinea Duse.
In genere, questi prodotti vengono prescritti a cicli per la stagione critica: durata e frequenza dei cicli variano da prodotto a prodotoi. "Ma attenzione, non aspettatevi miracoli" avverte l'immunologa. Intanto, non è detto che funzionino per tutti, e anche quando funzionano, spesso si limitano ad attenuare il problema, non a farlo sparire. "Significa che magari evitano un'infezione su 10 al bambino, o riducono di un giorno o due la durata della malattia". Meglio di niente - considerato che non hanno controindicazioni - ma appunto non un miracolo.
9. Attenzione ai prodotti alle erbe
Anche per alcuni prodotti a base di erbe - in particolare echinacea, magari in associazione con la vitamina C - la letteratura scientifica suggerisce una minima utilità. Anche in questo caso, però, il consiglio è di non affidarsi al fai da te, acquistando a caso qualche prodotto in erboristeria o al supermercato.
"Le erbe funzionano e non sono tossiche se assunte a dosaggi particolari, ma deve essere un medico esperto in fitoterapia a prescriverli ed è a lui che bisogna rivolgersi per utilizzarle" conclude Duse.
10 Occhio agli antibiotici
Una cosa sicuramente da non fare se il bambino va incontro a infezioni ricorrenti è imbottirlo a priori di antibiotici: alcuni medici lo fanno ancora, sia in autonomia sia rispondendo alle pressioni dei genitori, ma prima di somministrare questi farmaci bisognerebbe essere certi che servono davvero.
"La maggior parte delle infezioni che colpiscono i bambini nei primi anni di vita sono di origine virale, e gli antibiotici non servono" spiega Marzia Duse. "Se c'è un'infezione in corso, il piccolo va sicuramente tenuto sotto controllo, ma va anche ricordato che in genere si tratta di infezioni non pericolose, mentre sicuramente pericoloso è il fenomeno, sempre più diffuso, della resistenza agli antibiotici. Facilitato proprio da una somministrazione eccessiva e non mirata, rischia di lasciarci senza armi per combattere malattie che possono davvero essere importanti".